Ephemera

EPHEMERA

OPENING 23 giugno 

A Cura di Francesca Canfora e Laura Tota

Ephemera, effimera come la contemporaneità, si manifesta attraverso luce e suoni, tanto nella forma, quanto nella sostanza. La sua breve esistenza è un bagliore, un rincorrersi di sensi e sensazioni che legano lo spazio al tempo, la fisicità all’anima.

Per la riapertura del complesso della Cavallerizza Reale come spazio di condivisione dedicato alla Cultura e alle Arti, quegli stessi luoghi fino a ora chiusi e silenziosi tornano finalmente a pulsare di vita, lasciandosi invadere da vento, colori e suoni attraverso le installazioni di Daniel González, noto artista argentino che vive tra New York e Verona, e Anonima Luci, giovane collettivo milanese.

Il Complesso – dal 1997 Patrimonio Mondiale dell’Umanità – venne realizzato all’interno della “zona di comando” nel 1740 da Benedetto Alfieri, Primo Architetto Regio alla Corte dei Savoia, per svolgervi esercizi e spettacoli equestri.

Agli artifici scenografici degli apparati effimeri caratteristici dell’epoca Barocca, prolifico periodo dal punto di vista artistico e architettonico in cui è stato costruito l’edificio, si ispirano entrambi gli interventi artistici, che in modalità site-specific rielaborano gli spazi interni ed esterni dell’aulico complesso.

Durante le feste e le cerimonie del tempo, era uso costruire architetture effimere su misura per l’evento da celebrare, trasformando radicalmente lo spazio con macchine complesse, effetti di luce e suoni, illusioni e inganni ottici. L’estetica barocca dell’Effimero trasfigurava l’architettura urbana e gli interni in luoghi di contaminazione, spettacolo, stupore e meraviglia, in teatro in cui lo spettatore era parte e protagonista della scena.

Sia Daniel González che Anonima Luci con Katatonic Silentio, sebbene con tecniche e materiali completamente differenti, offrono una rilettura contemporanea e immaginifica dell’architettura antica.  Un gioco di rimandi tra passato, presente e futuro in cui il cuore di uno dei luoghi più iconici di Torino torna a battere e a ripopolarsi per definire una nuova geografia degli spazi in cui creatività, arte e cultura si confrontano con le persone e la collettività. 

Anonima Luci • Katatonic Silentio

ECHO~SISTEMA                                                                                     MOSTRA CONCLUSA

Echo~Sistema è un’installazione audio/video site-specific pensata per la riapertura della Cavallerizza Reale di Torino ideata e realizzata da Anonima Luci e Katatonic Silentio.

Anonima Luci, progetto di light art curato da Stefania Kalogeropoulos e Alberto Saggia, e Katatonic Silentio, sound artist con sede a Milano sperimentano l’interazione tra spazio, luce e suono ricreando ambienti effimeri.

La collaborazione nasce spontaneamente da una visione di amplificazione sensoriale che lega immagine e suono per un’immersione totale e un completo abbandono all’interno della performance.

Lo spazio è il protagonista principale che, con la sua identità architettonica, diventa parte fondamentale per la ricostruzione di un ambiente evoluto: la luce ne trasforma completamente la dimensione, sconvolgendo la percezione tradizionale e completando lo spazio in maniera quasi logica e naturale.

Attraverso l’installazione di 194 sorgenti laser con circuiti realizzati su misura, l’ambiente viene ridisegnato, esaltandone alcune caratteristiche e completandolo con elementi geometrici ed essenziali che rimandano a un livello superiore, intangibile, ma fortemente presente: quello virtuale. Una virtualità disponibile all’occhio nudo in cui ritrovarsi totalmente immersi, con la consueta percezione che si ha di un ambiente completamente modificato. In questa nuova rappresentazione, la componente sonora gioca un ruolo fondamentale, portando lo spazio a un livello successivo e ricreando un sistema dinamico in continua evoluzione e dal forte carattere comunicativo: ogni ambiente, infatti, fornisce alle persone che lo abitano e lo attraversano stimoli sensoriali, non solo visivi ma anche sonori, che concorrono a definirne ulteriormente l’identità. 

Nel processo di ricreazione dell’ambiente sonoro all’interno della Sala Grande della Manica del Mosca, si è voluto partire dalle proprietà acustiche dello spazio, ovvero eco, rifrazione, assorbimento e riverbero. Nel suono è assorbita la forma del luogo che viene alterata dalla partecipazione delle persone: le traiettorie sonore originarie vengono quindi rimodulate e modificate anche in relazione a chi attraversa lo spazio.

In questa rinnovata forma, luce e suono si confrontano in un costante dialogo, manifestandosi assieme in un’unica partitura e amplificando la natura emotiva e immersiva dell’opera.

Nella ricerca di Anonima Luci e Katatonic Silentio, come sostiene Jacqueline Ceresoli, storico e critico d’arte, la materia strutturante dei progetti trasversali è costituita dal carattere architettonico/effimero, in cui la luce altera la percezione dello spazio disegnando grafismi abbaglianti di impatto scenografico e griglie emozionali in cui la tecnologia diventa lo spazio dell’estetica.

Il particolare interesse per il laser è dovuto alle sue proprietà fisiche che, a differenza del LED, consentono di utilizzarlo come un vero e proprio strumento grafico controllato che, grazie alla presenza di nebbia artificiale, può estendersi in tutte le direzioni dello spazio senza possedere una vera e propria presenza fisica e materica. 

Nella ricerca e realizzazione delle loro opere/installazioni non utilizzano apparati pre-assemblati, ma circuiti creati sul momento e adattati a ogni singolo progetto, comprese le strutture di supporto, ideate in base al contesto e in relazione allo spazio.

Ph. Vincenzo Parlati

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Daniel González 

PARADE CURTAINS (MYLAR WORKS)                                       MOSTRA CONCLUSA

Tutto il lavoro di Daniel González è incentrato sul rito della celebrazione, intesa antropologicamente come pratica collettiva e insieme di valori e dispositivi simbolici che sono comune denominatore di tutte le società nelle varie epoche storiche. 

Celebrando un evento, si innesca “un fenomeno collettivo di gran complessità che si pone in relazione dialettica con la vita quotidiana: una trasgressione paradossale dell’ordine sociale e della sua razionalità produttiva”. (Antonio Arino, Le trasformazioni della festa nella modernità avanzata)

La dimensione della festa sfugge al dominio del razionale e costituisce un lessico universale: calano le inibizioni, gli atteggiamenti mutano considerevolmente per lasciare spazio al senso di leggerezza e libertà. Durante la celebrazione prevale il sentimento di vita di gruppo e comunità, scardinando gerarchie e condizioni sociali e dando luogo a una situazione collettiva di democratica uguaglianza, in cui i rapporti e le relazioni tra le persone sono semplicemente regolati dall’istinto e dalla spontaneità. 

I riti celebrativi trovano nell’epoca barocca la loro maggiore espressione nelle storiche macchine da festa del Bernini, a cui idealmente si ispirano le architetture effimere messe in scena da González nelle svariate installazioni site-specific realizzate a scala internazionale.

Parade Curtains è un progetto pensato e realizzato appositamente per il complesso della Cavallerizza, per celebrare la riapertura di questo spazio e la sua riappropriazione da parte della comunità.  

Un impalpabile sipario iridescente spicca sulla sobria facciata della storica architettura alfieriana, accarezzando l’epidermide in laterizio al minimo spostamento d’aria. I cangianti riflessi di luce prodotti dai nastri multicolor in mylar coinvolgono completamente lo spazio, rendendolo performativo e protagonista assieme allo spettatore. Come afferma González: “Parade Curtains è un’idea performativa della realtà degli istanti condivisi”

L’opera instaura un dialogo con l’architettura ospite preesistente, alleggerendola e creando un sottile dinamismo cromatico che dona un respiro di gioia e nuova vita all’austero edificio.

Parade Curtains appartiene alla nutrita serie dei Mylar Works, opere con cui l’artista intende commemorare ogni istante dell’esistenza, dal piacere di essere vivi alla magia di ritrovare il sole ogni mattino al proprio risveglio.

Il mylar, normalmente utilizzato per le tende dei teatri di Broadway e per confezionare caramelle, è un materiale resistente ed economico, che consente di trattare la luce stessa come materia prima. “I suoi riflessi sono protagonisti di due livelli della nostra vita: il mondo materiale e la sfera spirituale. Come nei fondi dorati delle icone orientali, ma con una leggerezza concettuale e fisica, le superfici vibranti e seducenti dei Mylar Works mettono in primo piano il piacere visivo, e smentiscono la gravità e la profondità intellettuale del loro soggetto”.   

Ph. Vincenzo Parlati

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