WELCOME TO THE MACHINE
a cura di Francesca Canfora
Algoritmi, bot, bitcoin, coding e A.I. sono solo alcuni esempi di termini entrati, in poco tempo e in modo capillare, a far parte del nostro lessico comune e familiare e che danno il polso di come la tecnologia e il digitale stiano influenzando sempre più velocemente la quotidianità, anche solo in termini di percezione.
L’intelligenza artificiale sembra infatti ancora lontana anni luce, eppure non passa giorno senza che si leggano articoli e notizie in merito alle sue potenzialità e ai suoi progressi, creando un hype che genera sensazioni contrastanti, sospese tra grandi aspettative e timore. In poco più di dieci anni, il web e il digitale hanno rivoluzionato non solo la comunicazione, ma anche i rapporti umani, tanto favoriti da una connessione perenne quanto minati da un allontanamento fisico sempre più progressivo.
La piazza, antico luogo di ritrovo, è stata sostituita in toto dalle agorà virtuali dei social network in cui chi anagraficamente appartiene al secolo scorso si ritrova catapultato non senza traumi e difficoltà.
Anche temi come il cambiamento climatico, la ricerca di fonti di energia alternative e il progresso in ambito medico e genetico, sebbene non strettamente collegati all’ambito digitale, dipendono dalla tecnologia per il proprio sviluppo futuro. Ma non solo, anche la salvaguardia dell’ambiente è al centro di un cambiamento di approccio rispetto al modello produttivo, in cui l’economia da lineare si trasforma in circolare, “progettata in modo da autorigenerarsi, dove i materiali di origine biologica sono destinati ad essere reintegrati nella biosfera, mentre quelli tecnici sono progettati per essere rivalorizzati senza entrare nella biosfera”1.
Il progresso tecnico e scientifico risulta sempre più rapido e le specializzazioni così elevate e complesse da generare un senso di estraneità e mancata comprensione in chi ne è fruitore passivo o, nel peggiore dei casi, solo spettatore a distanza.
In questa che non è altro che un’epoca di transizione, in cui coesistono nativi digitali e non, risulta estremamente interessante indagare i differenti approcci di fronte ai cambiamenti in atto. Abitudini, usanze, fobie, manie, sogni, aspettative e persino affetti risultano filtrati e trasformati dalle nuove opportunità tecnologiche di cui non si conoscono a fondo né tutte le potenzialità né i possibili effetti collaterali. Nonostante il progresso sia frutto dell’inventiva dell’essere umano, spesso è la sua stessa natura imperfetta a farne emergere criticità e distorsioni, generati dalla scarsa conoscenza o da usi impropri.
L’arte, che da sempre in modo profetico guarda oltre il proprio presente, non solo si appropria degli ultimi ritrovati tecnologici come nuove possibili tecniche di realizzazione ed espressione, ma compie una riflessione importante sull’impatto sociale e umano di questa continua rivoluzione in atto, che se da un lato è innegabilmente migliorativa, dall’altro genera una sottile quanto diffusa apprensione e un inevitabile – e progressivo – gap cognitivo spesso difficile da colmare.