
Disobbedienza formale
A CURA DI MARTINA GHIGNATTI

Ogni processo artistico contiene un margine d’imprevisto, una zona opaca in cui l’intenzione si incrina e la forma prende una direzione inattesa. È in quella soglia — fragile e indeterminata — che si attiva una possibilità creativa diversa, dove ciò che devia non è escluso, ma accolto come elemento fondante.
Laddove un tempo la perfezione era criterio estetico e misura del ben fato, oggi la crepa diventa linguaggio e l’incertezza metodo. L’errore si trasforma in gesto generativo, in evento formale capace di sovvertire logiche codificate e attivare nuove visioni.
Disobbedienza formale nasce da questo punto di rottura, dove la deviazione non è più un errore da correggere, ma un varco da attraversare, uno spazio in cui l’opera può reinventare le proprie regole. Svincolandosi da modelli di compiutezza e coerenza, l’opera si costruisce in un rapporto aperto con la materia, che non si lascia dominare ma interpella l’artista, costringendolo a reagire, adattarsi, ascoltare.
In questo spazio non lineare, attraversato da intuizioni e deviazioni, la forma si ridefinisce come esito provvisorio, emergenza di tensioni non previste. Il linguaggio si spezza rinunciando al controllo e si fa più immediato, primario, vivo. Disobbedire alla forma si trasforma da atto di distruzione a esercizio di ascolto: un modo per restituire all’opera quella dimensione radicalmente umana in cui la fragilità non è debolezza, ma forza trasformativa.
Esporre l’errore significa allora rendere visibile il momento in cui l’arte si libera da un’idea di compiutezza e perfezione scegliendo di abitare l’instabilità come metodo e la discontinuità come linguaggio generativo.
ARTIST* SELEZIONAT* - SOON

Martina Ghignatti - La curatrice:
Martina Ghignatti (Torino, 1996) è laureata in Scienze dell’Architettura presso il Politecnico di Torino. Dal 2024 collabora con Antro APS e lavora come progettista culturale junior per UNI HEALTH POINTS, progetto vincitore del bando SpartZ promosso dalla Fondazione Compagnia di San Paolo. La sua ricerca esplora lo spazio pubblico come luogo di attivazione sociale, costruzione di identità collettive e pratica artistica partecipata. Ha partecipato a NICE (2023), curato due mostre per Paratissima (2024) e una mostra di Flavio Di Renzo al MIA Photo Fair. Ha seguito una masterclass di progettazione culturale con Torino Open Lab.