L’artista concorda con quanti ritengono che, sul tema della libertà, Aristotele ha detto tutto l’essenziale. Nell’opera De Interpretatione al passo 19a (9-10) si legge: “Ed infatti vediamo che le cose future prendono principio dalle deliberazioni e dalle azioni e che, generalmente, nelle cose […] c’è una duplice possibilità anche di divenire e di non divenire.”
Alla luce di queste riflessioni l’artista porta a riflettere su un significato di volontà, non come potenza che agisce in sintesi agli scopi indicati dalla coscienza, ma come fede che interpreta il contenuto presente come disponibile alla sua trasformazione in un altro contenuto che adesso noi consideriamo come il contenuto futuro. Guido Mitidieri esprime questo significato originario con il segno visivo e concettuale della linea, con cui rappresenta la persuasione della volontà di incidere su ciò che è. Così l’uomo si muove tra illusioni e ombre, dimentico del principium firmissimum, che “l’essere è e non può non essere”.