PATRIZIA MORI

Patrizia Mori / La consapevolezza dell’inutilità

CONCEPT

Il lavoro indaga quella terra di mezzo in cui soggettività, vitalità e felicità sono dimenticate, in cui il tempo interno si è sradicato e ciò che resta è la consapevolezza dell’inutilità.
Lo smarrimento del proprio io porta ad un’assenza di emozioni, a esperire uno stato sospeso, quel confine immateriale della mente che limita ogni movimento e ogni slancio, che consegna ad uno stato di apatia, in cui, al tempo stesso, pensieri ed emozioni non sono più controllabili.
Sono immagini eloquenti ingabbiate in composizioni misurate e pacate, che fanno eco al ritmo di un circuito che si ripete. La sfida è quella di trasformare in qualcosa di tangibile un sentimento intangibile, con l’intento di ricordare all’individuo che l’umano è anche fragile, che l’uomo può essere solo, consapevole del muro della propria rassegnazione, impossibile da valicare.
Di quello stato in cui il silenzio è l’unica parola.

Alessandra Frosini

BIOGRAFIA

Patrizia Mori nasce a Siena nel 1955. Frequenta l’arte da spettatrice e la sperimenta da amatore, prima con la pittura, poi il teatro e la fotografia. Alla fotografia giunge tardi, dopo i cinquant’anni, iniziando a seguire vari corsi e workshop. Nella sua ricerca evita gli artifici di un estetismo fine a sé stesso e cerca soprattutto la storia, il racconto che nasce quasi sempre prima degli scatti. Predilige il bianco-nero, il nero chiuso e il bianco assoluto, ma è affascinata anche dal colore. La costante necessità di nuovi traguardi, nuove sperimentazioni e nuove idee è ciò che la muove.

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OSCAR BRUM

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