
Inventario fragile di un archivio logico
a cura di Giusy Capuano, Martina Todaro, Irene Tubiolo
C’è qualcosa di infinitamente umano nel gesto di raccogliere ciò che rischia di andare perduto. In un tempo che corre veloce, dove ogni segno è minacciato dall’oblio, persiste un desiderio ostinato: quello di conservare.
Dal latino fragĭlis – che deriva da frangĕre, cioè rompere – il termine richiama l’istante preciso in cui qualcosa rischia di spezzarsi, non come segno di debolezza, ma come traccia più evidente della vita che pulsa, si consuma e si trasforma.
Esistere in una condizione di fragilità significa abitare il confine sottile tra permanenza e dissoluzione, tra ciò che resta e ciò che svanisce. È questa circostanza a chiedere uno sguardo attento, un gesto di cura. Custodire è riconoscere il valore anche nella precarietà: è un invito silenzioso a fermarsi e raccogliere i frammenti prima che scivolino via.
Se la mente è una rete logica e razionale, la memoria è il suo deposito: un magazzino di immagini, un laboratorio dove i ricordi si combinano tra verità e immaginazione. Essa ricompone ciò che il tempo ha disperso, disegnando un inventario fragile, mutevole e necessario.
Raccogliere esperienze vissute e disporle lungo percorsi di senso consente di ricostruire un’identità, di creare una narrazione interiore emotiva e cognitiva. La memoria è un organismo attivo, uno spazio interno in cui le tracce dell’esperienza si sedimentano per essere combinate.
L’archivio non è un algido mondo entro cui i ricordi vengono accantonati, ma può essere definito come un caleidoscopio documentario, fatto di cartelle amovibili che compongono i polverosi scaffali della psiche. È un luogo in cui la memoria può trovare dimora. Qui i ricordi si affastellano in modo apparentemente disordinato dentro un sistema razionale, la loro precisa ubicazione dipende da una gerarchia logica che ne determina il valore: si può scegliere di perpetuare, di dimenticare o di celare nei meandri più bui della mente.
È in questa condizione di scelta, di esposizione al tempo e al rischio di cambiamento che nasce il bisogno di conservare e archiviare. Inventario fragile di un archivio logico è una raccolta che restituisce forma ai ricordi latenti, lasciando emergere i valori reconditi. Ogni dettaglio si fa indizio, ogni traccia diventa narrazione.
In un’epoca che archivia in fretta e dimentica ancora più velocemente, questa raccolta pone un quesito latente: cosa è opportuno scegliere di conservare?
ARTIST* IN MOSTRA
Curatore e curatrici:
Giusy Capuano, Martina Todaro, Irene Tubiolo
