
Parenti collaterali
a cura di Giulia Flecchia, Irene Palladino
Parenti deriva dal latino parens-parentis, che originariamente indicava i genitori. Per riferirsi a relazioni familiari più estese, invece, si preferiva usare il termine propinqui, che significa letteralmente “coloro che sono vicini”. Questa distinzione linguistica ed etimologica invita a una riflessione su cosa significhi essere membri di una famiglia e su chi, nella nostra esperienza quotidiana, possa essere riconosciuto come parte di essa. Lo studio condotto dall’antropologo Francesco Remotti sulle cosiddette “famiglie ricomposte” mette in evidenza l’importanza di saper riconoscere le persone che, al di là dei vincoli biologici o giuridici, occupano un posto centrale nella nostra vita affettiva, superando il concetto di famiglia “naturale”.
Collaterali rimanda a quei legami che non seguono la linearità tipica della discendenza, ma che, basandosi su affinità, empatia e vicinanza emotiva, trovano percorsi alternativi per nascere. Ne risulta un modello familiare che, citando la psicologa Tilde Giani Gallino, si configura come “una sorta di cespuglio genealogico che, al contrario dell’albero genealogico di una volta, tutto proteso verso il verticale, si ramifica e si estende in una rete di legami orizzontali e paralleli”. Queste ramificazioni spingono a interrogarsi sul valore della scelta nelle relazioni: a differenza di quelli imposti dalla nascita, l’orizzontalità di questi rapporti permette di decidere chi avere accanto. Quando tali connessioni superano la dimensione privata e si estendono in uno spazio condiviso, danno forma a una comunità: un tessuto invisibile che unisce gli individui, riuscendo a generare una coesione profonda e un senso comune.
Parenti Collaterali indaga la possibilità di ripensare il concetto stesso di famiglia, immaginandolo come un organismo aperto e in continua evoluzione, indipendente da obblighi e necessità. Una maglia di affetti fluida, capace di accogliere e includere, costituita da una trama di legami significativi e complessi, che si nutrono di gesti quotidiani di cura e attenzione. Dove queste storie si intrecciano, si scopre un nuovo senso di parentela, che non si eredita, ma si costruisce attraverso l’affetto, la solidarietà e la condivisione.
ARTIST* IN MOSTRA:
Curatore e curatrici:
Giulia Flecchia, Irene Palladino
