Cristina Rizzi Guelfi

About This Project

Cristina Rizzi Guelfi

Foto_Cristina Rizzi Guelfi(1)

Cristia Rizzi Guelfi è una fotografa autodidatta nata in Svizzera. Dopo la laurea ha conseguito un master di regia a l’EICAR, e in seguito si interessa alla fotografia affinando le competenze sia nel campo del digitale sia nel campo dell’analogico.Espone in Italia, Francia e Stati Uniti. Il suo lavoro è legato alla creazione di immagini ambigue e cinematografiche che confinano con il reale e il fantastico.

We need a face [?]
_DA CHIEDERE IN ALTA

We need a face [?], 2021

“WE NEED A FACE [?]” è il nuovo progetto di Cristina Rizzi Guelfi, fotografa di origini svizzere che nella sua ricerca indaga la relazione tra identità e stereotipi femminili.
Il suo sguardo irriverente, ironico e pungente non manca neanche in questo progetto che, esattamente come i precedenti, parte dalla necessità di tradurre sul piano visuale appunti e racconti.
E anche stavolta, a spiazzare l’occhio dell’osservatore è la giustapposizione di un doppio livello di lettura: Cristina sovrappone ai corpi di donne comuni, i volti di donne (a volte sdruciti e maldestramente ritagliati) ricavati da banche di immagini di archivi statunitensi degli anni ’50 e ’60.

Cristina riproduce esattamente quegli scenari e ambientazioni, catturando donne nel loro habitat domestico o sulla soglia delle proprie vite casalinghe. Non è un caso: è infatti proprio in quegli anni che prende forma nell’immaginario collettivo, anche attraverso il linguaggio pubblicitario, un canone di bellezza estetico omologato, complice la stereotipizzazione della donna dipinta come angelo del focolare, moglie, madre e oggetto. In una società come quella attuale che impone la rincorsa di una bellezza perfetta, si ha davvero bisogno di mostrare il proprio volto? O piuttosto ha senso mostrare ciò che chi guarda si aspetta di vedere? L’equilibrio è precario, la tensione è instabile: ogni scatto rivela cortocircuiti, imperfezioni come smorfie o dettagli stridenti che aprono uno squarcio sulla realtà. La fotografia d’archivio diventa così una “toppa visiva”, un espediente per raccontare il mondo desiderato, agognato che non sempre riesce però a celare la vera identità del soggetto. Il nostro sé pubblico e la nostra voglia di essere visti trovano la loro massima forma di espressione nel selfie che sembra ormai non essere più sufficiente a restituire la migliore immagine di noi stessi: benvenuti nell’era del “post-selfie”.

Category
Liquida Exhibition