Selfobservations
La fotografia può fungere da mediatore tra il mondo reale e quello virtuale?
Sotto forma di fotografia, il corpo può varcare la soglia dall’ambiente fisico, reale, addentrandosi nella virtualità del digitale.
Ma questi “avatar”, rappresentano davvero fedelmente la corrispondente forma originaria e tangibile?
Nelle fotografie, i volti non rappresentano altro se non frammenti esternalizzati di un ego che trova nella virtualità del digitale e di Internet una seconda vita, indipendente dal suo creatore.
In Selfobservations, Franziska Ostermann indaga la pluralità di identità generabili nel mondo digitale, rendendole visibili in un livello intermedio tra virtualità e realtà. Dirigendo verso se stessa selfie realizzati in passato, Franziska si mette in dialogo con versioni sé del passato che possono incontrarsi solo nello spazio pittorico della fotografia
Assembla e intreccia elementi fotografici nello spazio dell’immagine virtuale, condensa nello stesso spazio diversi processi temporali allo stesso modo in cui rende visibile la condensazione visiva del mondo virtuale.
A cura di Laura Tota