Babe

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Babe è un duo artistico costituito nel 2021 da Giorgio Barbetta e Pietro Belotti. Opera nel campo della fotografia concettuale e della poesia automatica. Automated Teller Machine è il suo primo lavoro.

pietrobelotti.it – giorgiobarbetta.com

ATM – Automated Teller Machine

ATM – Automated Teller Machine

“Cos’è una macchina? Uno strumento d’uso, un doppio in cui rivediamo noi stessi o certe nostre abilità ma ormai sparse, sconnesse, una nostra parodia? O siamo noi, suoi creatori, funzioni di una macchina più grande che ci comprende? E come narrare questa storia di nuovo? La denominazione internazionale Automated Teller Machine contiene l’invisibile ambiguità del termine “teller”, che è sia colui che conta, il cassiere, ma anche colui che racconta, il narratore.

Nel progetto ATM (sviluppato con la curatela application di Luca Panaro a Chippendale Studio) abbiamo individuato e trascritto tutti i testi (istruzioni, capelli pubblicitari e altro) presenti più o meno casualmente in un corpus di fotografie scattate ai bancomat e li abbiamo in seguito cancellati dalle fotografie. Solo con quei testi abbiamo composto una serie di “scontrini parlanti” in forma di poesie di 7 versi ciascuna. Abbiamo simulato così la situazione in cui oggetti senza funzione e testi senza contesto si accoppiano e incrociano in modi nuovi, fornendo loro uno stampo per depositarsi e fissarsi. 

Per svolgere il suo compito, il “cassiere automatizzato” ha bisogno di una tessera, una chiave elettronica personalizzata che lo renda operativo, e un codice di istruzioni che permette di operare. I testi, cioè i saperi che circondano l’immagine (quelli eventualmente visibili nelle fotografie ma soprattutto quelli invisibili, sterminati e tuttavia impliciti) svolgono la stessa funzione: sono il libretto di istruzioni che contiene i saperi che la rendono visibile e interpretabile. Senza di essi l’immagine smette di essere ciarliera e connessa: privata della sua funzione, incapace di incastro e di proliferazione diventa un oggetto muto, un oggetto celibe. Ma anche i testi, quando eliminiamo il rapporto con il loro contesto di senso, diventano oggetti muti: le parole si slegano dalla sintassi precedente e iniziano a fluttuare e a incrociarsi in modi imprevisti. Se li liberiamo, rendendoli indipendenti, fotografia e testi diventano incomunicabili e reciprocamente inutili. La chiave smette di aprire la porta e si presenta a sua volta come puro “essere lì”. Ciò che era “teller”, chiara ed evidente funzione di cassiere, diventa ora teller, narratore inconscio e notturno di se stesso che si disconosce.”

Testo a cura di Giorgio Barbetta e Pietro Belotti




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