Federico Masini

Federico Masini

Federico Masini nasce a Moncalieri, in provincia di Torino.

Dopo la maturità classica, studia medicina e chirurgia. Si avvicina alla fotografia per piacere e, col tempo, converte la sua passione in lavoro. Scatti di reportage e fashion-lifestyle gli valgono la collaborazione con agenzie ed enti che lo portano in viaggio per l’Italia e per il mondo. L’avvento della pandemia pone un freno a spostamenti e a collaborazioni: inizia così una ricerca personale su archivi e progetti ex-novo.

They Return to Their Earth

They Return to Their Earth, 2021

Nel progetto They Return To Their Earth, la fotografia si muove per rivelazioni. La volontà è semplice: suggerire, attraverso l’immagine, l’equazione per cui il corpo umano, qui femminile, sia nulla più e nulla meno che una manifestazione, un’emergenza, del discorso naturale. Il riuscirci è complesso. Il linguaggio non aiuta. I verbi svelare, rivelare, scoprire presuppongono la presenza di un velo. L’intenzione qui è raggiungere una dimensione precedente, in cui il corpo è innanzitutto un organismo e come tale appare. Nudo ma non spogliato, semmai spoglio. I soggetti non sono svestiti: il loro è un corpo prima del vestire, e prima di ciò che il vestire porta con sé. (Il vestire come protezione, dalle condizioni esterne e dallo sguardo. E come forma di proiezione, attraverso cui dare un’immagine propria).

Con la sua serie di fotografie, They Return To Their Earth cerca allora di stabilire una relazione, di riunire corpo femminile e natura attraverso giustapposizioni, abbinamenti, compenetrazioni. Le immagini ricompongono umano e ambiente in altrettante corrispondenze: una foglia secca, il corpo si ruga; un fiore gela, il corpo intirizzisce; la pianta si adatta al vaso che la contiene, il corpo disegna un proprio spazio nel paesaggio naturale. Siamo la stessa cosa? Temperatura, posizione, superfici: l’umano è nel suo stato elementare, la vegetazione si ritrova in posa.

They Return To Their Earth è una ricerca estetica, fatta di movimenti e stasi, sul senso della nudità. È il tentativo di una raffigurazione neutrale, obiettiva, quasi a compilare un atlante di nuove forme botaniche. La serie si interroga su una rappresentazione libera da uno sguardo sessualizzante, e così chiama sullo sfondo i temi della censura, della sessualità, dell’erotismo, ma anche del sacro, del mistero. L’intero progetto è un percorso di interazione con il soggetto e osservazione, per verificare se sia possibile vedere oltre i costrutti sociali. La risposta è sospesa. Esiste un nudo senza cultura? Per sottrarsi al giudizio, il corpo non può che fondersi con la natura, perdere i suoi attributi. Una fotografia che è rivelazione diventa la fotografia di una scomparsa — chi ricorda che apocalisse, la parola che racconta il momento finale, non significa altro che rivelazione? Alla fine dell’esplorazione, dell’immagine del nostro corpo non rimane che la presenza nuda della natura.

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Alberto Parino

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