Francesca Dondoglio

Francesca Dondoglio

Donato (BI), 1990. Vive e lavora a Torino.

Francesca Dondoglio (1990) è un’artista che esplora il rapporto tra materia, colore e forma dando vita ad una pittura stratificata ascrivibile ad un espressionismo esperienziale di natura concettuale. La sua pittura indaga il rapporto tra il colore, l’interiorità e la tradizione filosofico-poetica, restituendo l’immaginario esistenziale ed emotivo in quadri di natura aniconica. Colore, materia e segno danno forma a dispositivi di senso che usano la cromaticità per portare a rappresentazione la dimensione archetipale ed esistenziale dell’uomo.

Dopo un’esperienza nel restauro delle opere antiche, moderne e contemporanee (Laurea in Conservazione e Restauro dei beni culturali, Università degli Studi di Torino), si dedica alla pittura unendo la ricerca concettuale a quella materica cercando di restituire, attraverso il gesto, l’intera storia della cultura artistica sviluppando quella linea analitica presente nell’arte moderna e contemporanea che la porta a ragionare sulla natura stessa dell’arte e dei suoi elementi costitutivi. Le sue opere sono presenti in collezioni pubbliche e private e prediligono la forma del quadro e dell’installazione site specific.

(da un testo critico di Roberto Mastroianni)

www.francescadondoglio.it

M-73

Courtesy: Francesca Dondoglio e Galleria Umberto Benappi – Torino

Le opere di Francesca Dondoglio trattano il rapporto tra l’idea di dualità e il concetto di soglia, affacciandosi a quel territorio d’indagine che l’antropologo delle arti Alessandro Di Chiara definisce come «Estetica del Sacro», nella consapevolezza che gli interrogativi che suscita il sacro nella contemporaneità sono molteplici e vanno ben al di là delle dimensioni riferibili al religioso.

La soglia rappresenta un luogo paradossale che allo stesso tempo unisce e divide, uno iato che è al contempo baratro e appiglio per lo sguardo.

Come in campo aperto, luogo di lotta e risonanza, due regioni spaziali sono portate a lambire, in quell’incontro, un luogo di possibilità o zona oscura, chiamata Via di mezzo. A fare in modo che questa apertura si stagli è un gradino secco, netto, che chiede all’occhio di compiere un passaggio, che deve essere sempre un salto. Ed ecco la soglia, davanti alla quale sentiamo poco a poco che perdiamo piede, che rappresenta il momento esatto in cui si è portati a scegliere se porre resistenza o entrare in qualcosa di completamente sconosciuto, come una proposta di avventura.

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Stefano Fiorina

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