Giulia Bernardi

Giulia Bernardi

Giulia Bernardi, Casale Monferrato, vive e lavora tra Milano e il Piemonte.

Si avvicina alla fotografia come autodidatta. Questo interesse viene approfondito prima con l’approccio al medio formato, e poi con gli studi presso il Cfp Bauer di Milano nel 2020. La sua ricerca indaga il concetto di psicogeologia, dell’identità̀ dei luoghi e la relazione di questi con le persone, focalizzando il rapporto tra paesaggio interiore, parola scritta e scena manifesta. Il suo approccio è di tipo sentimentale, fisico e analitico allo stesso tempo: ricostruisce le memorie poetiche dei luoghi esplorando la loro configurazione attraverso la pratica estetica del camminare in essi. Allo stesso tempo, tale relazione diretta e prolungata con lo spazio, la porta a catalogare porzioni di paesaggio in cui cerca un futuro possibile tra umano e non umano e un linguaggio geologico che sia intimo e quotidiano.

Archivio Antropologico

Diventare pietra, 2021

Archivio Antropologico è un progetto a lungo termine, forse lungo una vita. Il progetto accompagna l’artista nella scoperta, intimamente universale, di se stessa e del paesaggio che la circonda. L’impostazione scientifica scandisce l’indagine sentimentale: il camminare diviene pratica conoscitiva, la fotografia immortala, le mani raccolgono ciò che colpisce la vista, l’olfatto e il gusto. Attraverso un processo di catalogazione del paesaggio, meticoloso e maniacale, il progetto è una ricerca delle origini ancestrali e comuni per riscoprirsi parte della propria terra e tessere un legame perduto su cui fondare un futuro di coesistenza.

Archivio Antropologico è memoria di ogni giorno in cui la consapevolezza si è fatta pratica attenta scoprendo, attraverso essa, il modo per coesistere ed essere presente al Mondo. Esplorando territori per pura attrazione geologica, l’artista rintraccia nella morfologia dei luoghi le storie, i miti e le leggende che ne hanno accompagnato la vita. Il lavoro comprende i linguaggi della fotografia, della scrittura, la pratica del camminare e la raccolta e archiviazione di pietre, zolle di terra, legni. La fotografia diventa archivistica e la scrittura evocativa: le diverse pratiche indagano i paesaggi della psicogeologia e le sedimentazioni della mente. La metodologia della camminata è esercizio alla meraviglia: passo dopo passo si abbandona il sapere, il tempo veloce e inadeguato alla felicità, si dimentica cosa sia un albero, cosa sia il mare o una casa; ma solo per riscoprirlo, con stupore. Così l’artista riconosce nei processi geologici le storie del Mondo, e si riscopre pietra.

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Sarah Wiedmann

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