Claudia Vetrano

Claudia Vetrano

Claudia Vetrano consegue il diploma nel 2013 presso il liceo artistico E. Catalano a Palermo. Successivamente nel 2018 acquisisce la laurea di I livello in Scultura presso l’accademia di Belle Arti di Palermo. Dal 2021 opera a Torino. Attualmente iscritta all’Accademia Albertina di Belle Arti di Torino frequenta il II livello di Scultura.

(IN)TRATTENERE

FRANGERSI

Il lavoro di ricerca

Il suo lavoro ha origine da una riflessione sui confini presenti ad ogni livello dell’esistenza. Sul piano macroscopico essi ricoprono una valenza geopolitica, per poi investire ogni anfratto del vivere sociale, sedimentandosi e generando nuclei d’appartenenza. Ciò produce una costante tensione tra un al di qua e un al di là di un tracciato voluto, subito o scelto. Corde, catene e reti sono tutti simboli di una volontà, cosciente o meno, di sentirsi racchiusi e rinchiusi in uno spazio familiare.

Fidanza

«O dolce lume a cui fidanza i’ entro / per lo novo cammin, tu ne conduci», / dicea, «come condur si vuol quinc’entro […]».

È appena passato mezzogiorno in un dì di primavera dell’anno 1300. Virgilio e Dante giungono nella II Cornice del Purgatorio. Di fronte a loro si staglia una parete rocciosa, null’altro. Temendo che passi troppo tempo prima che qualcunә possa dare loro indicazioni, Virgilio guarda fissamente il sole e a lui volge parole di fiducia, confidando che i suoi raggi possano indicare ai due viandanti la giusta strada da intraprendere.

Entrare nell’installazione di Claudia Vetrano, attrattз dalla luce interna ch’ella emana, è anch’esso un atto di fiducia. Una fiducia ardita se si fa attenzione al contesto minaccioso che la caratterizza: un’importante impalcatura in ferro sembra essere tenuta lievemente aperta da un meccanismo a molla che in un attimo pare possa scattare e chiudere le proprie ante alle nostre spalle, intrappolandoci al suo interno.

Del resto, anche lo stesso Virgilio avverte, « […] s’altra ragione in contrario non ponta, / esser dien sempre li tuoi raggi duci»: se non c’è una ragione apertamente contraria, i tuoi raggi devono sempre essere la guida. Cosa ci muove allora nell’installazione di Vetrano, la minaccia dichiarata o l’attrazione verso la luce? L’apparente impedimento fisico o la curiosità di conoscere cosa c’è al di là del confine imposto?

Tutta la poetica di Vetrano si svolge sul filo narrativo del limite. Fino a ieri, si potrebbe dire, il limite era per lei la riflessione intorno al desiderio individuale e collettivo di appartenere, rimarcato dalla ricerca del centro come cuore dell’identità necessaria per rispondere all’esigenza di autodefinirsi.

Una forza centripeta che da una parte spinge al di fuori di sé la minaccia del diverso – di qui il margine come vero luogo di interesse – e che dall’altra si fa metaforica trappola per chi vi è all’interno.

Oggi, Vetrano fa un passo ulteriore. Nelle precedenti installazioni scultoree lә fruitorә, osservando la minaccia della trappola, poteva scansarla, stimolando l’osservazione ma rimanendo nella sua condizione di agio. Con Fidanza, la trappola si è fatta ambientale: fisicamente varcabile, temibilmente invalicabile. Qui Vetrano non affronta la poetica del limite ma fa qualcosa di più: mette lә fruitorә nella condizione stessa dell’essere limitatә.

Oltrepassare una trappola a molla è insieme desiderio di conoscenza e atto di fede o fiducia (nel significato di fidanza i due termini si eguagliano). A stimolare la sete di canoscenza, vi è l’attrazione suscitata da ciò che si intravede dietro la rete: una luce intermittente situata all’interno di una scultura in alluminio simulante la celebre Bocca della Verità. Ecco un ulteriore passaggio, un ulteriore atto di fede che mette alla prova lә fruitorә di Vetrano.

Parrebbe dunque che lә fruitorә abbia una scelta davanti a sé: oltrepassare o starne al di fuori, confinarsi nel limite o rimanerne esterno. Pare o, forse, come l’ardore / [..] a divenir del mondo esperto, / e de li vizi umani e del valore, come l’illusione della conoscenza, è tutto un inganno.

A cura di Stefania Dubla

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